Che pH ha lo sgrassatore? L’allerta degli esperti: ecco cosa rischi sul lungo periodo

Gli sgrassatori sono tra i prodotti per la pulizia domestica più utilizzati, apprezzati per la loro efficacia nell’eliminare grasso ostinato e incrostazioni. Questa loro potenza deriva principalmente da una caratteristica chimica ben definita: il pH alcalino. Ma dietro l’azione pulente si nascondono rischi importanti per la salute e per le superfici, soprattutto in caso di esposizione prolungata o uso non corretto.

Che pH ha lo sgrassatore?

Il pH di uno sgrassatore è generalmente alcalino, cioè superiore a 7, e può arrivare anche a valori compresi tra pH 8 e pH 12 a seconda della forza sgrassante richiesta e della formulazione specifica del prodotto. Questa alcalinità favorisce la rimozione dei grassi, poiché gli ambienti basici sciolgono e disperdono le molecole lipidiche, permettendo di asportarle con facilità dalle superfici trattate. La presenza di tensioattivi e altri principi attivi contribuisce a rafforzare l’effetto pulente, ma aumenta anche la reattività del prodotto sul materiale e sull’epidermide umana.

Un pH così elevato non è compatibile con quello della cute (pH fisiologico della pelle: circa 5,5) e può alterare le superfici più delicate, creando danni difficilmente reversibili.

L’allerta degli esperti: rischi per le superfici e la salute

Se da un lato lo sgrassatore rende semplice la pulizia delle superfici più sporche, dall’altro rappresenta un rischio concreto su materiali delicati, superfici trattate o arredi pregiati. Prodotti con pH molto alto possono causare:

  • Opacizzazione dei materiali plastici e delle vernici.
  • Macchie irrecuperabili su superfici porose come pietra naturale, legno, marmo e alcune ceramiche.
  • Corrosione di alluminio, ottone, rame e rivestimenti anodizzati.
  • Depigmentazione o perdita di brillantezza su acciaio inox e superfici lucide.

I danni possono insorgere anche dopo pochi minuti di contatto, soprattutto se la zona non viene risciacquata accuratamente.

Dal punto di vista della salute, l’uso degli sgrassatori comporta altri rischi:

  • Irritazione e secchezza cutanea, anche con esposizioni limitate nel tempo.
  • Irritazione agli occhi e mucose respiratorie per inalazione accidentale dei vapori.
  • Tossicità in caso di ingestione, con rischio di sintomi acuti anche gravi come lesioni a mucose, vomito e dolori addominali.
  • Rischio di fenomeni allergici, soprattutto nei soggetti sensibilizzati.
  • Screpolature e dermatiti in caso di esposizioni ripetute o non protette.

Alcuni sgrassatori possono contenere sostanze pericolose come ammine, alcoli etossilati o conservanti per i quali la letteratura scientifica non esclude effetti negativi sul lungo termine.

Molto importante è evitare il contatto prolungato sia con la pelle sia con le vie respiratorie: è buona norma indossare guanti e arieggiare i locali dopo l’uso. In caso di contatto con gli occhi, si raccomanda un lavaggio abbondante e immediato, mentre in caso di ingestione è necessario rivolgersi tempestivamente al medico.

I rischi sul lungo periodo: esposizione cronica e ambiente

Gli effetti di un uso regolare degli sgrassatori possono manifestarsi anche a distanza di mesi o anni, in particolare su chi svolge attività di pulizia in modo professionale o quotidiano. Secondo gli esperti, i danni più frequenti sono:

  • Alterazione cronica del film idrolipidico cutaneo, con comparsa di dermatiti, screpolature ricorrenti, arrossamenti e prurito persistente.
  • Disturbi respiratori dovuti all’inalazione di vapori o aerosol, soprattutto in ambienti poco ventilati o con prodotti molto volatili.
  • Accumulo di sostanze chimiche nell’organismo: anche le minime quantità assorbite tramite contatto ripetuto possono comportare rischi per la salute nel tempo.

Dal punto di vista ambientale, mentre molti sgrassatori domestici non sono classificati come tossici per flora e fauna, restano prodotti chimici che possono inquinare se smaltiti o dispersi in grandi quantità negli ecosistemi acquatici. Una parte della letteratura segnala inoltre potenziali criticità per la contaminazione del suolo in caso di sversamento incontrollato.

Consigli pratici e prevenzione: quando e come usare lo sgrassatore

Per ridurre i rischi legati all’uso degli sgrassatori e preservare sia la salute che le superfici domestiche, gli esperti raccomandano alcune regole fondamentali:

  • Leggere sempre le etichette per verificarne l’alcalinità e i materiali su cui è consentito l’uso.
  • Testare il prodotto su una piccola area nascosta prima di applicarlo su superfici pregiate o delicate.
  • Usare guanti protettivi e indumenti adeguati per ridurre il contatto con la pelle.
  • Arieggiare bene gli ambienti durante e dopo l’applicazione, specialmente in locali chiusi.
  • Non mescolare con altri detergenti (in particolare candeggina o acidi) per evitare reazioni pericolose.
  • Risciaquare sempre abbondantemente le superfici dopo la detersione, specialmente se queste vengono a contatto con alimenti.
  • Conservare lo sgrassatore fuori dalla portata di bambini e animali domestici.

Per le persone più sensibili, per esempio soggetti allergici o con problematiche di pelle, si consiglia di scegliere prodotti ipoallergenici o con pH meno aggressivo, oppure alternative più naturali e meno impattanti sul lungo periodo.

Infine, va ricordato che uno sgrassatore non è sempre la soluzione migliore: su superfici poco sporche o materiali particolari (come il legno anticato o la pietra naturale pregiata), un detergente neutro può spesso essere più sicuro e altrettanto efficace senza rischi inutili per la salute o i materiali.

Approfondire la conoscenza del pH e del comportamento delle sostanze chimiche nei prodotti di consumo è una buona prassi per gestire responsabilmente l’igiene domestica, evitando danni a persone e ambiente.

Lascia un commento